Quando iniziai a volare in parapendio, il sito di volo di Poggio Bustone era spesso frequentato da un gruppo di “pilotoni”, appassionati di voli di distanza. Questi maestri del cielo erano visti da noi neofiti come autentiche leggende viventi, capaci di volare per ore senza sosta e di coprire distanze mozzafiato.
Ogni loro decollo era uno spettacolo: tutti noi ci fermavamo, incantati, ad ammirare le loro abilità nel girare le termiche e scegliere la rotta perfetta per la giornata. Tra queste stelle del volo, uno brillava in modo particolare: Andrea Cappabianca, meglio conosciuto da tutti come Kappa.
Per chi ancora non lo conoscesse, Andrea Cappabianca è un vero asso del volo libero in parapendio. Con un talento esagerato e un’esperienza maturata in numerose competizioni nazionali e internazionali, Andrea è stato uno dei primi piloti ad esplorare in parapendio le principali rotte di volo del centro Italia e non solo. Sempre pronto a dare consigli o pareri su qualsiasi aspetto del volo, Andrea oggi vola per il puro piacere del volo e per la condivisione della sua esperienza con semplici curiosi (voli biposto/tandem) o piloti interessati ad evolvere le proprie abilità (stage pratici).
La mia passione principale è sempre stato il cross, le gare mi sono servite per imparare a volare, capire, rubare con gli occhi, era l’unico modo per apprendere velocemente qualcosa di più.
Andrea Cappabianca
Andrea Cappabianca nasce a Roma e fin da piccolo, coltiva una grande passione per gli aerei da guerra, bombardieri, aerei da ricognizione e caccia.
Andrea si avvicina presto alla montagna, iniziando a praticare arrampicata e alpinismo fino al 1987, anno in cui grazie a Claudio Papa, scopre, nel magico contesto di Castelluccio, il mondo del parapendio. Brevettato nel 1988, Andrea inizia subito a bruciare le tappe, acquistando come prima vela, un parapendio che oggi sarebbe definito come un B avanzato (Airwave Taboo). Dopo appena un anno, Kappa decide di passare ad una vela ancora più avanzata (tipo CCC di oggi) e da quel momento inizia a volare solo vele da competizione. Nei primi dieci anni di volo, Andrea frequenta principalmente l’ambiente delle gare nazionali (Lega piloti) e internazionali.
Concluso il periodo delle gare, Kappa inizia a volare in Appennino, sperimentando quelle che potevano essere le linee migliori per il volo di cross. Da queste esplorazioni nascono dei voli stratosferici e assolutamente nuovi: Sarnano – Pescasseroli o Greccio – Avezzano. Oltre ai voli locali nel centro Italia, Andrea abbina la sua passione del volo a un’altra grande passione, quella dei viaggi, regalandosi esperienze di volo in giro per tutto il mondo: Africa, Marocco, Australia, Mongolia, Sud America, Europa (un pò ovunque).
1/6 Da libraio a pilota di parapendio professionista, come e quando hai deciso di mollare la tua vecchia libreria e dedicarti 100% al volo libero?
In realtà il passaggio dalla libreria al volo è stato progressivo: già prima di chiudere, facevo biposti e stage (passione di trasmettere qualcosa di buono qui al centro Italia). Poi tra il 2016 e il 2017, ho chiuso la libreria e cambiato vita, dedicandomi completamente alla mia passione principale, il parapendio. Con questa nuova idea di vivere al 100% la mia passione, nel 2018, fondiamo insieme a un gruppo di amici con la “fissa” per il volo in parapendio, Cloud Hunters.
Per diversi anni, abbiamo viaggiato per il mondo, seguendo le nostre passioni: alpinismo, sport acquatici, fotografia, stage e tandem. Abbiamo solcato i mari, praticato il kitesurf, fatto escursioni e volato nei migliori luoghi del mondo, tutti uniti da un’unica grande passione principale: il parapendio.
2/6 Transumanza, come nasce e qual è l’edizione più bella che ricordi?
La transumanza nasce quasi per gioco nel 2016, dal gruppo di persone del nostro club “Pulcino” a cui piaceva fare cross: io, Rinaldo, Ruggero, Frasca, Coccio, America, Barcellona e tutto il gruppo di incalliti “crossisti”. L’idea era quella di fare quattro giorni di volo XC, esclusivamente per il nostro club, per stare tutti insieme, di giorno in volo e la sera in campeggio.
L’edizione più memorabile fu sicuramente la seconda, resa straordinaria dalla presenza del nostro gruppo Pulcino e del gruppo Paranormali, due club molto numerosi e affiatati, che contavano quasi 200 persone. Il gruppo Paranormali, oltre al volo libero, condivideva anche un’altra grande passione, quella per i fuoristrada. Così, decidemmo di unire queste due attività, utilizzando tutte le jeep disponibili per recuperare i piloti sparsi per i campi del centro Italia. In effetti, durante quella edizione, potevamo atterrare ovunque perché i nostri amici motorizzati non vedevano l’ora di venirci a recuperare.
L’organizzazione fu impeccabile: super grigliate, tante risate e nottate in tenda sotto le stelle. Epica fu la tappa a Castelluccio dove la mattina seguente, utilizzammo il fontanile con l’acqua fredda per lavarci. Insomma, una vera e propria transumanza: selvaggia, avventurosa e completamente all’aperto. Dall’anno successivo, alcune cose cambiarono e, visto il numero crescente di iscritti, ci vedemmo costretti a cercare risorse esterne, anche a pagamento.
Oggi, lo spirito della transumanza è ancora quello di volare, divertirsi e stare insieme, trascorrendo quattro giorni in totale libertà, senza preoccupazioni. Inoltre, grazie alla formula delle ultime edizioni, ogni gruppo ha una navetta dedicata. Organizzare un evento del genere non è facile: è tutto vincolato alla meteo e al numero di iscritti; in genere ci vogliono circa due mesi di preparazione, diventando un vero e proprio lavoro.
3/6 Come guida XC ne avrai viste di cotte e di crude, quali sono gli errori più comuni che hai notato nei piloti che hai portato in volo?
Premesso che, quando porto piloti in volo cerco sempre di capire il loro livello di preparazione e capacità, cosi da tenerli nelle zone di massima sicurezza. Pensandoci bene, in effetti non è mai successo nulla di particolare. Al massimo capita che un pilota si stacca dal gruppo e non segua i consigli dati via radio.
In generale gli errori più comuni di un pilota più o meno alle prime armi ma non solo (ci sono piloti che volano da molti anni e fanno gli stessi errori dei principianti) sono:
- Perdita della termica, non riuscire a seguire una termica fino a base, non riuscire a capire dove si trova il core, non riuscire a capire lo spostamento della termica alle varie quote.
- Non sapere dove andare, una volta fatta una bella quota.
- Altra pecca di molti piloti, poca manualità sulla vela, scarsa conoscenza del proprio mezzo. Gran parte dei piloti utilizzano il range dei comandi al 50% e non al 100% e questo fa si che in situazioni complicate, virate molto strette o altro, si trovino in difficoltà, nonostante i numerosi SIV che si fanno.
Altra cosa che amo del volo di cross in parapendio è il fatto di atterrare in un luogo sconosciuto: essere invitato a una prima comunione o un matrimonio, cenare con persone conosciute per caso… è sempre una sorpresa dopo la meraviglia del volo.
Andrea Cappabianca
4/6 Secondo il tuo punto di vista, è cambiato il modo di volare nel centro Italia? Se si, in che modo?
Penso che il modo di volare è cambiato da noi come è cambiato un pò ovunque. Negli anni ’90, il parapendio era un’attività pionieristica: non avevamo previsioni meteorologiche, strumenti avanzati o vele sicure. Le vele di oggi offrono una sicurezza passiva incredibile, non paragonabile a quelle dei primi anni. Oggi, grazie a piattaforme come xcontest, possiamo studiare qualsiasi linea, territorio o volo e cercare di replicarlo.
Prima era tutta un’esplorazione avventurosa e un raccontarsi a voce: “ho fatto questo, ho fatto quello, sono andato lì” poi chiaramente volavano, oltre alle vele, anche una marea di “inesattezze” e storie inverosimili. Xcontest, da questo punto di vista ha rivoluzionato la conoscenza, soprattutto per i piloti che si avvicinano ora al volo XC.
Per quanto riguarda la meteorologia e gli strumenti, oggi molti piloti studiano meticolosamente il giorno migliore per volare, individuando potenziali linee di convergenza. Oggi ci arrabbiamo se una previsione meteorologica sbaglia di qualche ora, ma quando abbiamo iniziato, non avevamo nulla. Passavamo intere giornate sotto la pioggia o con il vento contrario, sperando che migliorasse.
Le previsioni le consultavamo il sabato o la domenica mattina, o quando ci incontravamo al bar. Qualcuno portava il quotidiano e guardavamo le previsioni del tempo, basandoci su dove c’era il simbolo del sole per partire. Negli ultimi anni, la meteorologia è diventata meno stabile e prevedibile rispetto agli anni ’90. Le perturbazioni sono più violente e i venti sono aumentati, un fenomeno evidente non solo nel volo ma anche nella vita quotidiana.
Anche la strumentazione ha fatto passi da gigante. I dispositivi attuali permettono di seguire le termiche con più facilità, monitorare la velocità del vento e calcolare la giusta quota per planare alla termica successiva. Insomma, oggi è possibile programmare un volo nei minimi dettagli. Personalmente, preferisco un volo più semplice e uso solo un vario per monitorare la velocità al suolo. In passato, l’unico riferimento erano i voli dei deltaplanisti, poiché le loro esperienze erano le più vicine a quelle del parapendio, anche se c’era una grande differenza in termini di efficienza. Molti dei decolli che utilizziamo oggi sono stati scelti proprio dai deltaplanisti.
Le vele moderne offrono prestazioni imparagonabili e una sicurezza superiore. Oggi è possibile volare in condizioni che prima erano impensabili, come venti più forti e sottoventi, soprattutto qui in Appennino. Queste nuove attrezzature hanno un potenziale enorme.
Per me, il parapendio è un dono, un sogno ancestrale reso possibile dall’ingegnosità umana. Quando volo, mi piace passeggiare, sentire gli odori, esplorare i costoni, osservare la vegetazione e vedere cosa fanno le persone. Volo con tranquillità e divertimento, per me è come passeggiare in aria, fermandomi nei luoghi che più mi piacciono e godendomi la natura.
Andrea Cappabianca
5/6 Ti è mai capitato di dover lanciare il paracadute di emergenza? Se si, cosa ti ha portato a farlo e cosa hai provato?
Sì, mi è capitato diverse volte di dover fare emergenza:
Pinzolo
Era una gara e mi trovavo basso su un costone. Non riuscivo a salire sopravvento e, vedendo passare altri piloti più alti, ho rosicato, chiaramente, e ho deciso di rischiare, buttandomi in sottovento, ben consapevole delle possibili conseguenze. Purtroppo, ho avuto una serie di chiusure della vela e, trovandomi a bassa quota, ho dovuto lanciare l’emergenza. Sono finito sugli alberi, ma ero preparato e pronto ad affrontare la situazione.
Terminillo
Volavo con un Gin Boomerang 2 quando ho subito una violenta chiusura frontale. La velocità era altissima e, quando la vela è tornata sopra la mia testa con un forte botto, cinque cordini delle A si sono rotti. Ho deciso di lanciare l’emergenza, ma inizialmente non si è aperta perché la velocità era troppo bassa. Ho dovuto aiutare manualmente l’apertura per farle prendere aria.
Sud Africa (Campionato Nazionale)
Terzo giorno di gara, ero tra i primi cinque nella classifica generale e spingevo al massimo. A circa un chilometro dall’arrivo, ce la giochiamo io e un tedesco, termiche forti (+7 circa) e vento favorevole. Arrivo a tutta speed, eravamo molto vicini, prendevamo chiusure entrambi e nessuno mollava fino a quando non ho preso una chiusura non più controllabile. La vela è entrata in vite positiva con un’asimmetrica e ho dovuto lanciare l’emergenza a soli 200 metri dal traguardo. Alla fine, anche il pilota tedesco vicino a me ha fatto emergenza, riuscendo però a chiudere la gara e io me la sono presa nel secchio.
San Donato Val di Comino
Era un pomeriggio tranquillo e stavo volando verso Sette Frati per atterrare. Avevo raggiunto 4200 metri sulla linea di convergenza a Campocatino, un volo magnifico. Stavo scattando foto con la mia reflex, quindi ero impegnato con entrambe le mani. Improvvisamente, la vela è partita in avanti e, non avendo i comandi in mano, la situazione è degenerata in una vite positiva che mi ha costretto a fare emergenza.
Tranne a Pinzolo, dove ero già pronto, le altre emergenze sono state gestite a quote abbastanza alte, permettendomi di provare diverse manovre per uscire dalle situazioni critiche, prima di lanciare l’emergenza.
6/6 Qual è, il tuo luogo preferito, dove volare in parapendio nel centro Italia?
Premesso che il nostro Appennino, offre decolli e siti di volo tutti molto belli, penso al Cucco, ai monti Sibillini, al Terminillo, San Donato, la zona del Viglio, ecc…
Il preferito, probabilmente Castelluccio, perchè ho imparato a volare lì, dove impari a volare è un pò casa, ti rimane nel cuore e poi a priori, Castelluccio è un posto fantastico, a due ora da Roma, quando decolli da là puoi muoverti a 360 gradi!
Buon Vento da Andrea Cappabianca
Qualche foto dall’archivio di Kappa:
SOTTOVENTO è una rubrica creata e scritta da me, Danilo Giagnoli, con l’aiuto di Stefano Gigli e la partecipazione di tutti i piloti intervistati. Questo progetto è sostenuto e promosso, grazie al contributo prezioso di Eagles Point di Massimiliano Travaglini e, naturalmente, dalla vostra costante attenzione (un immenso grazie a tutti voi!).